Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Referendum. Dopo la vittoria dei No    Torna alle categorie

Referendum

Referendum. Dopo la vittoria del No.

 

La vittoria del No al referendum significa una sconfitta per le destre, per il loro progetto autoritario e antidemocratico, può essere l’occasione per un autentico rinnovamento delle istituzioni e per una politica di reale trasformazione.

Nella campagna elettorale abbiamo insistito sul pericolo di accentramento di potere sul “primo ministro”, sulla assurdità di una riforma costituzionale praticata a colpi di (stretta) maggioranza parlamentare (purtroppo anche il centro sinistra non fece di meglio nel 2001), sui rischi di “dittatura della maggioranza”, sulla impraticabilità, sino alla paralisi, di numerose scelte (un bicameralismo spurio, al progressivo esaurimento del parlamento di fatto organo esecutivo della volontà del primo ministro, la riduzione del ruolo del Presidente della repubblica a favore di questo, la manipolazione della Corte costituzionale.

Soprattutto abbiamo messo in luce come la devolution di Bossi aggravi le differenze tra regione e regione, tra le parti più ricche e quelle più povere del paese, accresca le disparità nella scuola e nella sanità, violando il principio di eguaglianza dei/delle cittadin*.

La netta affermazione del No (61% contro 38%) con buona partecipazione al voto, cancella molti rischi (anche quello di una rivincita “berlusconiana” dopo le politiche), ma non cancella molti problemi:

  •  molte forze politiche sono state assenti dalla raccolta firme di mesi fa, delegata al comitato, e dalla campagna elettorale. Lo stesso consiglio regionale piemontese è arrivato con colpevole ritardo a prendere posizione.
  •  Le gravi diversità tra regione e regione non sono nate con la devolution, ma appartengono alla nostra storia, a scelte politiche precedenti al “berlusconismo”. Una “mini devolution” era presente in tante scelte attuate dal centro sinistra.
  •  E’ contraddittorio criticare l’accentramento di poteri sul “primo ministro” e accettarlo invece negli enti locali (comuni, province, regioni). Si tratta, invece, di ridare funzione e dignità alle assemblee elettive (il legislativo), togliendolo parzialmente a “sindaci podestà”, “governatori”.
  •  La sinistra ha sempre chiesto la piena applicazione della Costituzione soprattutto sui grandi temi sociali (lavoro, istruzione, salute). La sconfitta delle destre deve essere motivo non per facili trionfalismi, ma per rilanciare una grande spinta politica e sociale.

Sergio Dalmasso.